Colposcopia. Come si fa.
COLPOSCOPIA: COME SI FA.
Se digitate in rete la parola ‘colposcopia‘, vi compariranno quasi un milione di voci, pertanto già troverete ogni dettaglio di questa procedura, ovvero il suo significato, il suo impiego, la sua esecuzione, insomma, ogni cosa è già scritta. E allora, cosa aggiungere di più?Nessuna aggiunta, solo un piccolo riassunto con l’intenzione di intercettare le più frequenti richieste di chiarimento che quotidianamente vengono esternate dalle mie pazienti.
1) Colposcopia: Che cos’è?
La colposcopia è un accertamento “quantitativo” che va inserito in un percorso diagnostico articolato con la finalità di definire al meglio la patologia presente sulla cervice uterina ( o su altri distretti delle vie genitali esterne). Il PAP test ( o meglio gli esami che rappresentano la sua odierna evoluzione, molto più affidabili, specie se integrati con l’HPV-test, con l’identificazione virale, con la ricerca di altri fattori di rischio evolutivo… che saranno richiesti e utilizzati dallo specialista in base alla reale necessità diagnostica) rappresenta il primo passo della sorveglianza dello stato della cervice uterina. E’ quindi un esame prevalentemente “qualitativo”, ovvero: la patologia c’è e si vede e presenta “presumibilmente” un certo grado di gravità. Oppure non svela alcuna patologia e “presumibilmente” la cervice è “sana”. Diciamo subito che questa espressione non equivale a dire che non c’è alcuna presenza virale, ma soltanto che, qualora ci fossero anche dei virus integrati nelle cellule della cervice, tali virus non stanno producendo alcuna alterazione, ovvero non si “esprimono”, non danno segno di sé, quindi l’organismo, che è stato precedentemente aggredito, ha bene ed efficacemente organizzato le sue difese inibendo l’aggressività virale. Stiamo dunque tranquilli.
2) Colposcopia: Come si fa? E’ dolorosa?
La colposcopia non è dolorosa, è ripetibile anche se non è certo utile rifarla a brevi intervalli di tempo, a meno che non si riscontri un qualche quadro di ambigua interpretazione e si voglia riconsiderare il problema, magari insieme ad un collega, per formulare una conclusione più certa e condivisa. Si applicano sulla cervice acidi (acido acetico) e coloranti nerastri (soluzione di Lugol), ma non spaventatevi, non ci sarà nessuna “corrosione” o “tatuaggio perenne”, in pochi minuti si esegue l’esame e in pochi minuti se ne andrà ogni traccia. Il colposcopio altro non è che un cannocchiale per le brevi distanze e come tale nemmeno tocca i tessuti. Lo speculum è lo stesso che si usa correntemente per le visite ginecologiche.
3) Colposcopia come accertamento “quantitativo”.
“Quantitativo” riferito alla colposcopia, significa che dopo aver avuto la segnalazione positiva del PAP test, dovremo chiarire dov’è la lesione, quanto è estesa, quanto il suo aspetto corrisponde alla gravità indicata dal PAP o se c’è qualche discordanza in più o in meno. Tutte caratteristiche molto rilevanti soprattutto ai fini della eventuale terapia, ovvero del “contenimento” della aggressione virale. Insomma, qualificare al meglio la lesione e pianificare i passi successivi. Semplificando molto, quali saranno queste mosse successive? Nulla se non si individua alcuna alterazione, solo sorveglianza stretta (secondo protocolli condivisi). Biopsia mirata sulla zona più significativa intercettata onde ottenere un frammento tissutale da osservare al microscopio e ottenere una visione non solo superficiale, ma anche più profonda della struttura di rivestimento della cervice. Si ottiene così un ulteriore passo avanti nella definizione della patologia.
4) Biopsie Esocervicali.
Ci sono vari modi di eseguire tali biopsie (pinze) e varie estensioni (con anse diatermiche), ma con un poco di abilità o, al più, una minima anestesia locale non sentirete alcun male nemmeno in questo passaggio. Talvolta le caratteristiche della lesione, per estensione, dislocazione all’interno del canale cervicale e/o gravità (individuate dalla colposcopia) portano a dover eseguire una conizzazione vera e propria, cioè asportare un blocchetto di tessuto in corrispondenza dello sbocco esterno del canale cervicale. Ma qui siamo già “oltre” la colposcopia che ci sarà servita anche in corso di intervento per guidare con precisione la sezione dei tessuti. Non è possibile presentare tutti i dettagli tecnici di questi passaggi in quanto si riscontrano notevoli variazioni da caso a caso, direi che il concetto da ritenere è che in passato più si asportava meglio si riteneva di aver fatto, e molte volte si arrivava a reliquati post operatori piuttosto evidenti e anche talvolta invalidanti. Oggigiorno si tende, giustamente, al risparmio tissutale, limitando l’exeresi allo stretto necessario.
5) Rimozione della superficie cervicale alterata.
Quando le caratteristiche delle lesioni sono tali da richiedere l’eliminazione cautelativa delle stesse senza dover eseguire ulteriori asportazioni (conizzazioni), si potrà procedere alla distruzione della superficie cervicale alterata, con mezzi fisici (diatermocoagulazione o DTC la metodica più diffusa, laser considerata la più precisa e selettiva, LEEP con radiofrequenza simile alla DTC, crioablazione con azoto liquido attualmente poco diffusa, con nitrato d’argento per ustione chimica dei tessuti pure poco utilizzata). Solitamente tali manovre sono eseguite sotto controllo colposcopico per esaltare la precisione delle sezioni e la loro completezza.
6) Colposcopia come strumento di monitoraggio.
La colposcopia così come la citologia, tra loro sempre integrate, serve anche a monitorare l’effetto dei nostri trattamenti e la loro evoluzione nel tempo.
7) Colposcopia: Evoluzione nel tempo.
Questa tecnica, essendo nata nel lontano 1924 circa, è rimasta pressoché invariata da allora mentre si sono evoluti (o meglio ridefiniti) gli aspetti classificativi delle lesioni per conseguire oggigiorno e finalmente un linguaggio comune tra gli operatori e rendere gli esami meglio confrontabili. Infatti in un recente passato si era giunti ad una pletora di definizioni e classificazioni tale da stendere una nota negativa sulla “resa” dell’indagine stessa. Si è recentemente osservato che una maggiore diffusione della colposcopia nelle popolazioni prive di sofisticate strutture ospedaliere o di diagnostiche citologiche, potrebbe essere utilizzata per scrinare i casi più sospetti da sottoporre successivamente anche al PAP test e/o biopsia (indagini che richiedono un training degli operatori ben più impegnativo). L’attendibilità delle osservazioni e il breve periodo di training necessario a formare dei colposcopisti sufficientemente esperti, la semplicità dell’esecuzione e il suo basso costo, potrebbero dare nuova dignità e diffusione a questa indagine talvolta ingiustamente sottostimata.
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